a Fabio

Fabio

Siate cortesi fatemelo ricordare così. Provo disgusto a dire che era una bella persona. Perché lo era! Ma miseramente lo si dice di ognuno. Mai una polemica, mai un rancore, mai un risentimento. Unito al gruppo partecipava appieno ad ogni iniziativa, lo era insieme e da protagonista. Erano anni che condividevamo pratica e commenti sull’universo mondo rubati tra un katà e l’altro, prima della doccia, mentre ci cambiavamo, mentre si camminava verso l’osteria, anche prima di addormentarsi durante i numerosi stage
al quale comunemente si partecipava. Con lui tutti uniti. Ricordo che settimana scorsa l’ho tormentato per l’indolenza del suo abbigliamento, gli avevo promesso nuove magliette e felpe.

Più di una volta l’ho assillato che lui era il futuro, noi, oramai, eravamo datati e prossimi ad un decadimento senza ritorno, lui, diversamente, per età e per animo rappresentava il futuro. La differenza anagrafica mi ha permesso di accelerare nei consigli, utili e inutili.

Sei svanito senza nemmeno aspettare la primavera, a pochi metri dal traguardo. L’inferno polare delle mie convinzioni mi porta a credere che non ci incontreremo più, eppure mi manchi e non so cosa darei per vederti e incrociare i nostri boken. Non so se riuscirò più a praticare aikido.

Non so se siamo foglie sbandate da un vento improvviso, oppure se ad ognuno è dato il suo tempo, quel che rimane è un’inquietudine, un malessere che nemmeno uccide, un dolore sottile che ti striscia dentro. Un dispiacere che ti scava la carne e che ti lascia spossato. Ripartire è sempre più difficile.

Ho corso per anni, sentendo il cuore che mi sfondava il petto, e tu, mi lasci in questo modo effimero senza nemmeno aver percorso fino in fondo la tua primavera, senza aver potuto affrontare l’estate, senza goderti le grazie dell’autunno, per poi infine accomodarti accanto al focolare e sentire l’inverno battere alle imposte.
Che infame e grottesca è la vita, improvvisamente ad un bivio senza nemmeno poterci salutare. Che la terra ti sia lieve e che il tuo sorriso ci sia di monito, spero di non dimenticare la tua lezione.

Non si sa mai, c’è qualcosa da capire
Per quanto il senso sia difficile da dire
Difficile da dire per quanto il senso sia
C’è qualcosa da capire, non si sa mai
Impotente difesa masticata preghiera
Rende sopportate fame fatica orrore
Le sofferenze allevia amate creature
Tiene al caldo chi è solo di necessità
Tratto da: Polvere, L. L. Ferretti

J’aime de vos longs yeux la lumière verdâtre,
Douce beauté, mais tout aujourd’hui m’est amer,
Et rien, ni votre amour, ni le boudoir, ni l’âtre,
Ne me vaut le soleil rayonnant sur la mer.

Mi piace dei tuoi lunghi occhi la luce verdastra,
dolce beltà, ma oggi tutto per me è amaro,
e niente, né il tuo amore, né il fuoco, né il tuo boudoir
mi compensa del sole che fiammeggia sul mare.

Tratto da: Canto d’autunno, Les Fleurs du mal – Spleen et Idéal – Charles Baudelaire

claudio, ventitremarzoduemilasedici

 

Posta un commento o usa questo indirizzo per il trackback.

Trackback

  • a Fabio | Tanto tanto keiko su 23 marzo 2016 alle 21:15

    […] questa memoria da Claudio, più bravo e capace di me, e decido di pubblicarla tralasciando le frasi smozzicate e sofferte […]

Lascia un commento